La Valmalenco è una valle laterale della Valtellina, in provincia di Sondrio. La valle inizia dal ponte del Valdone (sopra la città di Sondrio), si dirige, a nord, verso il Pizzo Bernina ed è lunga, nel fondovalle, una quindicina di chilometri. È organizzata in cinque comuni (Spriana, Torre S. Maria, Caspoggio, Chiesa Valmalenco, Lanzada) ed ha una popolazione di circa seimila persone (dati 2016). Nella parte iniziale la Valmalenco è stretta, caratterizzata da versanti ripidi e alberati di castani e frassini; si apre poi in un’ampia conca verde che si dirama nelle valli di Chiareggio e del Lanterna, ai piedi dei massicci montuosi del Disgrazia e del Bernina.
Chiesa in Valmalenco
Il nome ha origine incerte e gli studiosi hanno proposto varie teorie: "testa stretta dall'acqua" (Mal-en-ga dal celtico) - "fiume del monte" (Mall-anko dal pre-romano) - "dalle molte entrature" (Male'n-co di derivazione oscura), Val Malenga "per essere intorniata da spaventevoli montagne" oppure “val del màler” dal nome del torrente Mallero che la percorre. Si aggiungono poi anche vari soprannomi come "La Magnifica" o "la val di bachétt" e "la val di sass" (rispettivamente per le fascine di legna e i sassi, commerciati dai suoi abitanti sin dai tempi lontani).
Spriana
Geograficamente la valle è stata molto importante perché permetteva un rapido passaggio tra l’Engadina e la Valtellina, attraverso un valico, il Passo del Muretto, situato ad una quota relativamente modesta (m. 2562), che per questa ragione fu ampiamente sfruttato, nella storia, per i passaggi commerciali e militari. La strada del passo del Muretto costituiva la direttrice più breve sulla linea Venezia, Septimer e Coira. Frequentata verosimilmente in epoca preistorica, lo fu, con una certa sicurezza, anche nel periodo romano, come proverebbe il ritrovamento di monete di quel periodo proprio nei pressi del passo. Ma è a partire dal Medioevo che l'utilizzo di questa via divenne regolare e continuo, prolungandosi poi nei secoli successivi. Infatti essa prese importanza anche come naturale prolungamento verso i paesi transalpini delle mulattiere che dalla Bergamasca conducono alla media Valtellina attraverso la Valmadre e la convalle di S. Salvatore. Significativo è il fatto che tra i diritti feudali della famiglia De Capitani di Sondrio ci sia stato anche il pedaggio del traghetto di Albosaggia, sul fiume Adda, che metteva in comunicazione la sponda orobica con quella retica della valle e che la torre Paribelli di Albosaggia fosse stata costruita anche per controllare la discesa dalle Prealpi Orobie in direzione della Valmalenco. Del maggiore utilizzo della via del Muretto, e quindi di una maggiore presenza di popolazione nelle aree adiacenti, è prova l’edificazione del santuario di S. Giacomo di Chiesa Valmalenco, menzionato per la prima volta nel Liber censuum della Cristianità, compilato nel 1192 dal cardinale Cenzio Savelli, poi papa Onorio III. Il periodo che va dall'XI al XIII secolo si distingue appunto per un notevole incremento demografico con conseguente espansione delle antiche zone agricole, per lo sfruttamento dei grandi erbai degli alpeggi e per l'intensificarsi del commercio di prodotti dell'allevamento, della lana, delle pelli e del legname da costruzione.
Torre S. Maria
Le merci che passavano attraverso la via del Muretto, detta anche “Cavallera”, erano varie. Dal sud saliva soprattutto il vino, molto ricercato nell’area germanica, i formaggi, minerali e vari tipi di pietre e, probabilmente, stoffe, seta e armi provenienti dai territori della Repubblica Serenissima. A riprova dell’importanza dei traffici di vino, si può ricordare una curiosa consuetudine: il municipio di Sondrio assegnava, nei secoli passati, un premio al primo mercante che avesse valicato, dopo i rigori dell’inverno, il passo con un mulo carico di vino. Dal nord scendevano il cuoio, il panno di lana, forse l’argento e, sicuramente, una merce molto ricercata sino alla nascita degli stati nazionali: i mercenari. Se la Valtellina era stata per lungo tempo l’itinerario, prima dei lanzichenecchi tedeschi che scendevano nella penisola per le guerre d’Italia, poi, dal cinquecento in poi, dei mercenari spagnoli e imperiali che si spostavano per tutta l’Europa a seguito delle guerre di religione, la Valmalenco invece permise a Venezia, per lungo tempo, di rifornirsi di soldati grigioni e svizzeri.
Antico dipinto del XVI sec. raffigurante Mercenari svizzeri che attraversano le Alpi
E per restare in questioni militari è evidente l’importanza che la Valmalenco ha sempre avuto per la difesa della Valtellina da attacchi provenienti dal Nord delle alpi. Infatti, per impedire il transito di eserciti nemici, non appena i Capitanei riuscirono a imporre il loro potere sulla media Valtellina, furono costruite fortificazioni, a destra e a sinistra del Mallero a difesa della valle e, quindi, di Sondrio Attraverso questa linea diretta, a vista, in pochissimo tempo era possibile inviare informazioni dai 2572 metri del Muretto a Sondrio e anticipare di molto le invasioni di nemici che avanzavano lungo le faticose vie di terra. Sotto gli Sforza la via del Muretto fu considerata così importante per la difesa militare della Valtellina da essere compresa nel piano di revisione generale della viabilità valligiana voluto da Ludovico il Moro.
Tuttavia sarà però opportuno chiarire che per quanto riguarda la via del Muretto non si trattava di un solo itinerario ma di una serie di mulattiere che percorrevano i due fianchi della valle, almeno nella sua parte medio-inferiore. L'itinerario più antico, secondo alcuni avrebbe addirittura origine pre-romana, partiva dall'attuale abitato di Mossini passava per il borgo di Gualtieri e da qui si alzava a Cagnoletti e dopo un tratto a mezza costa portava a Bondoledo (Ca' Bianchi) ed al Castello di Torre, al di là del quale il percorso si confondeva in gran parte con le strade moderne fino a Chiesa. Qui con ogni probabilità l'itinerario si divideva in due: uno superiore che passando da Sasso portava a Primolo e da qui a S. Giuseppe e uno inferiore, forse più importante, che transitando dall'attuale centro di Chiesa conduceva al ponte di Curlo ed al Castello di Malenco e per la stretta del Giovello anch'esso a S. Giuseppe. Di qui la strada proseguiva con un tracciato più basso dell'attuale sino a Chiareggio e al passo. Verso la fine del Medio Evo la parte inferiore di questo itinerario doveva essere, almeno parzialmente, caduta in disuso con la costruzione del ponte di Arquino e la successiva stradetta che porta sotto Cagnoletti, prosegue poi per Tornadù ricongiungendosi con la precedente all'altezza di Torre.
Caspoggio
Questa varietà di percorsi indeboliva molto la possibilità di una difesa di Sondrio attestata nell’alta Valmalenco e, di questo, ne approfittò la Repubblica delle Tre Leghe che, a partire dal 1512, si impadronì della Valtellina. La Valmalenco, come il resto dell’area valtellinese, visse intensamente tutte le vicende connesse al periodo del governo grigione. Una piccolissima parte della sua popolazione passò alla Chiesa Riformata, da qui passò l’arciprete di Sondrio, Nicolò Rusca, per essere portato a Thusis, dove morì sotto tortura, da qui passarono gli eserciti degli spagnoli e degli imperiali, e dei francesi e dei grigioni, che si combatterono nel periodo delle guerre di religione, caratterizzato in Valtellina dal cosiddetto “Sacro Macello”. La valle fu grigiona sino 1797 e la sua economia restò incentrata sul commercio verso il nord, sull’allevamento e sulla lavorazione della pietra.
Il periodo napoleonico e il successivo consolidarsi degli stati nazionali provocò dei seri problemi per le popolazioni delle Alpi valtellinesi. Sia durante il periodo austriaco, sia dopo l’entrata nel regno d’Italia i tradizionali traffici verso il Nord sono bloccati dai dazi imposti tra le nazioni e l’agricoltura è devastata delle imposte fondiarie, dalla crisi della viticoltura legata alla filossera e dalla concorrenza delle regioni di pianura. Anche in Valmalenco comincia l’emigrazione che sarà stagionale, in Svizzera, o più lunga, in America e in Australia. La nuova situazione creò anche il fenomeno endemico del contrabbando. Lungo tutto l'Ottocento e fino agli anni '60 del Novecento, ingenti quantitativi di merci, sale e tabacco dapprima, poi riso, zucchero, cioccolato, caffè, sigarette, orologi e altro, attraversarono illegalmente le frontiere di Italia-Svizzera, in un senso o nell'altro. Fu l'"epopea" del contrabbando, degli inseguimenti rocamboleschi tra finanzieri e contrabbandieri, a piedi o su sci, che si raccontarono per anni nelle taverne della valle.
Lanzada
La conquista della cima del monte Disgrazia, il “picco glorioso” (3678 m), da parte di quattro alpinisti inglesi nel 1862, rappresenta la data storica che segna l’inizio dell’alpinismo in valle: Successivamente, nel 1872 fu inaugurata la sezione Valtellinese del Cai e nel 1880 venne costruito il rifugio Scerscen-Marinelli (2900 m). Gli albori del nuovo secolo conobbero uno sviluppo senza precedenti della pratica alpinistica e più in generale del turismo d’alta montagna: si aprirono alberghi, si costruirono altri rifugi e cominciò a diffondersi una nuova figura professionale in Valmalenco, quella della guida alpina. La Marinelli venne ampliata nel 1905, la Marco e Rosa, sul Bernina a 3600 mt. venne eretta nel 1913. Si diffuse l’idea di Sondrio come centro turistico internazionale di cui la Valmalenco avrebbe dovuto rappresentare l'offerta d'alta quota. Alcuni imprenditori realizzarono graziosi villini a Chiesa in Valmalenco che ben si intonavano con l'ambiente circostante. Si riuscì a far giungere il telegrafo e a migliorare la strada che serviva la valle, avendo in serbo anche un progetto di collegamento ferroviario tra il capoluogo e l'Engadina che sarebbe dovuto passare proprio per la Valmalenco.
Alla periferia sud occidentale di Chiesa venne costruito il magnifico Grand Hotel Malenco, cuore di un grosso progetto imprenditoriale volto a portare in valle un turismo d'élite. L'edificio esternamente appariva rustico e massiccio, quasi a voler ulteriormente sottolineare l'eleganza e la sontuosità degli interni arredati da Battista Vitali. Perla della struttura era la luminosa sala da pranzo con oltre 200 posti e splendidi lampadari. L'economia del paese ebbe slancio e vitalità e il successo fu così grande che si rese necessaria la realizzazione di nuovi alberghi e ristoranti per l'accoglienza. Furono costruiti altri confortevoli alberghi: Mitta, Amilcar, Bernina e due ristoranti di fronte all’ufficio postale: il Posta e il Dosso. 100 metri sotto l'Hotel sorgeva il Grand Caffè Belvedere, con ampia sala da ballo al piano strada e con cinema al piano sotto, gestito dai Ferrari dal 1924. Fu il primo in Valmalenco. L'ambiente era molto frequentato dai clienti dell’Hotel, delle ville Pesenti e provenienti anche dai quattro alberghi di Torre di Santa Maria.
Tra il 1955 e il 1965 fu molto importante la costruzione dei bacini idroelettrici di Campo Moro e Gera e della strada che porta da Lanzada a Campo Franscia e alle dighe stesse. Gli anni ’60 sono caratterizzati dalla diffusione delle discipline sportive invernali, che portano alla costruzione degli impianti di Caspoggio e Chiesa Valmalenco. La valle è oggi considerata un vero “paradiso di neve”, meta privilegiata per i praticanti degli sport invernali che trovano qui il terreno ideale per lo sci alpino, lo sci nordico e lo sci alpinismo. D’estate un’articolata rete di sentieri “da rifugio a rifugio” – in un contesto di alto valore naturalistico, storico, etnografico – permette passeggiate ed escursioni emozionanti, immersi nella bellezza di splendidi paesaggi all’ombra del Bernina e del Pizzo Scalino.
Fonti:
http://www.ecomuseovalmalenco.it/la-valle/cenni-storici/
http://www.guidealpinevalmalenco.it/selettore.php?idSez=8
https://it.wikipedia.org/wiki/Caspoggio
http://www.webalice.it/massimodeicas/storiemuretto/
http://www.ecomuseovalmalenco.it/percorsi/percorsi-del-turismo/grand-hotel-malenco/la-storia/
http://www.italiapedia.it/comune-di-chiesa-in-valmalenco_Storia-014-019
http://www.sondrioevalmalenco.it/10_info/05_curiosita/passato.html