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Tatiana Bertera


Edizione: 
2018

Un’ora al via. Piove. Entriamo in griglia. Facce note (poche) e sconosciuti (tantissimi). Tutti con la stessa tensione in volto. Percorso ridotto (queste sono le info ufficiali) a 73 km e 4.900/5.000 D+, perchè al Ventina e alla Marinelli sicuramente non è consigliabile avventurarsi, soprattutto con i temporaloni previsti. E mi immagino di già, versione pollo arrosto, sbruciacchiata da un fulmine sui sassi del Ventina. Qualcuno ride, per alleggerire la tensione. Molti si limitano a sorridere e si preoccupano per l’outfit, e questa volta non per una questione di stile.

Trenta minuti al via. Voglio tornare a casa.

La maggior parte di noi non indossa i pantaloni antiacqua, “perchè poi ci sudi dentro”. Io decido che preferisco essere sudata e calda piuttosto che bagnata e fredda. Mio papà insiste per farmi indossare i guanti. Non sono convinta ma lo ascolto. Guanto in lana con sopra un guanto impermeabile (sì… proprio come quello del dentista) : sembro un cardiochirurgo! Guardo il mio guanto azzurro da dentista e sorrido. Perfetto per una operazione a cuore aperto. Accanto a me i bastoni, quei Masters nuovi nuovi che temevo non sarebbero arrivati in tempo per la gara. Ultime occhiate al telefono e un selfie-ricordo.

Dieci minuti al via. Piove a dirotto.

Paura. Paura di non arrivare, di non passare i cancelli. Paura di deludere me stessa. Brutta bestia la paura. Non riesco a partire a cuor leggero, come invece dovrebbe essere.

Un minuto al via. Via!

Continua...